FOTOGRAFIA DI REPORTAGE

TERREMOTO L'AQUILA 2009


Questo reportage fotografico sulla tragedia dell’Aquila
e’ stato eseguito nel luglio 2010, un anno e tre mesi dal giorno del terremoto avvenuto il 6 Aprile 2009. Il reportage si apre sulla strada che porta alla voragine della Casa dello Studente, in cui persero la vita decine di ragazzi provenienti da tutta italia. La realizzazione degli scatti all’interno della Zona Rossa inoltre è stata possibile grazie alla gentile guida dei vigili del fuoco aquilani, che mi hanno permesso di entrare nella zona transennata, chiusa al pubblico per ovvii problemi di sicurezza. All’epoca, a distanza di 12 mesi, come confermarono i vigili del fuoco, erano stati fatti pochissimi interventi e quasi nulla era cambiato dal momento del terremoto. Nessuna presenza umana, solo silenzio e macerie, un paesaggio spettrale e agghiacciante. Case interamente distrutte, strade piene di calcinacci, portoni lasciati aperti da chi evidentemente si era trovato improvvisamente costretto ad abbandonare la propria casa, oggetti di uso quotidiano ancora in movimento e gli orologi degli edifici fermi alle 03.32, l’ora del sisma. Per il resto il centro storico dell’Aquila assomigliava più a un grande e inquietante scheletro di ferro, visti i ponteggi fatti di tubi innocenti che ne avvolgevano quel poco che era riuscito a restare in piedi. Una città che un attimo prima era un salotto a cielo aperto, un attimo dopo era un ammasso di macerie. Ad ogni modo il giro del centro fu molto veloce e la possibilità di scattare piuttosto ridotta poichè al momento dell’ingresso era già pomeriggio inoltrato e dovevamo uscire dal perimetro alla svelta, perchè con il calare del sole, ci avrebbe inghiottito un buio pesto e piuttosto surreale. Come in una città fantasma, nel centro storico infatti non c’era più luce elettrica e lo stridente contrasto con la voglia di vita della notte bianca che si stava svolgendo quella sera di mezza estate fuori dalla zona rossa era ancora più insopportabile. Attaccate al perimetro della recinsione della zona rossa infine, migliaia di chiavi. Erano le chiavi degli appartamenti e delle case che erano crollate, in cui gli aquilani non sarebbero più rientrati. Quasi un altare, quasi un muro del pianto, tutto italiano, testimonianza di quanto non viene fatto dalle istituzioni per ricostruire e dare una speranza a chi ha perso tutto.  Ancora oggi infatti, a distanza di quasi 6 anni, la città de L’Aquila rimane un fantasma.